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L’addio di Lo Basso e Baronetto

  • Immagine del redattore: Alessandra Meldolesi
    Alessandra Meldolesi
  • 27 gen
  • Tempo di lettura: 3 min

È un elenco da aggiornare giorno per giorno, quello degli esercizi stellati terremotati da questo inizio 2025: dopo Nikita Sergeev, Terry Giacomello, Accursio Craparo e i Bros’, è la volta di Felice Lo Basso e Matteo Baronetto, sul punto di trasmigrare verso altri lidi. Cosa sta succedendo di preciso nell’alta cucina?



Lo Basso e Baronetto
Felice Lo Basso e Matteo Baronetto

Si preannuncia come l’annus horribilis dell’alta cucina, questo 2025, che continua a lasciare sul campo vittime eccellenti. Era passata appena una manciata di giorni dal polverone sollevato dai Bros’ a Lecce, quando Felice Lo Basso, cuoco pugliese da tempo di stanza a Milano, ha annunciato la chiusura del suo Felix Lo Basso Home Restaurant in una fumantina intervista al Corriere della Sera. Già stellato in diversi locali, l’ultimo dei quali in Piazza Duomo, lo chef aveva tentato questa volta un format originale, ispirato al Nord Europa, con un unico tavolo e un unico menu del giorno per tutti i commensali, che potevano assistere alla performance dei cuochi al bancone. Ma qualcosa in via Carlo Goldoni sembra non aver funzionato.


Sarà stata la rigidità della proposta, un carta bianca ermeticamente chiuso ai desiderata degli ospiti, saranno stati i prezzi non indifferenti (230 euro senza bevande, ampiamente sopra la media per la stella singola, a dispetto dell’evidente riduzione dei costi garantita dal format), sarà stata l’apertura per appena cinque sere a settimana, sta di fatto che l’ultimo servizio si svolgerà il primo febbraio, poi le saracinesche resteranno abbassate.


Da sempre incline al mugugno, il simpatico chef, già sfortunato nella sua Puglia, ha colto l’occasione per lanciare un j’accuse contro Milano, città “odiosa” dove le cose non andrebbero bene come si racconta, troppo cara, inchiodata a stipendi troppo bassi e priva di servizi per le imprese (vedi la metro che chiude a mezzanotte). “Le persone non hanno più soldi”, ha lamentato; ma il turismo straniero altospendente, principalmente russo e cinese, su cui la ristorazione aveva fatto affidamento, dopo il covid non si sarebbe più ripreso. “Io pago 10mila euro di affitto al mese per 200 metri quadrati, senza turismo non ci sto dentro”. Non sono valse a salvarlo né la stella Michelin, puntualmente accesa dal 2022, né “l’esperienza immersiva e teatrale”. Dopo quasi un decennio è giunta l’ora di traslocare a Lugano, dove di certo il denaro non manca: per lui è già pronto il Felix Lo Basso Restaurant, bistrot con sale, aperitivi, eventi e un fine dining da 12 coperti, come a Milano. “Altrimenti non ci si sta dentro, il fine dining e basta non si può più fare, è morto”.


Ben diverso lo stile dell’altro chef al centro del gossip: Matteo Baronetto, sabaudamente riservato nonostante la rincorsa delle congetture. Da tempo si diceva che intendesse lasciare Del Cambio a Torino, ristorante che ha guidato per 10 anni, alla sua prima prova da chef. Un locale magnifico, che il patron miliardario Michele Denegri gli aveva servito su un piatto d’argento, salvando un pezzo di storia torinese. Se tuttavia ci sono ristoranti che vanno stretti a uno chef, altri possono andare molto larghi e non è necessariamente un buon match. Laddove il pubblico continuava a ordinare a raffica vitel tonné e finanziera, il talento irrequieto dell’ex secondo di Carlo Cracco ammanniva allo Chef’s Table una cucina per pochi. Dissociazione che forse alla fine è esplosa, mentre la seconda stella continuava a latitare, nel dubbio su quale fosse realmente la cucina da giudicare.


In questo caso tuttavia siamo ancora nel campo delle ipotesi: l’unico appiglio è un post dello stesso Baronetto, che recita: “Pronto per volare?”, citando evoluzioni, trasformazioni, passaggi. I ben informati dicono che al comando subentrerebbe il secondo Diego Giglio, mentre lui resterebbe “in famiglia”, alla testa di un nuovo progetto della famiglia Denegri, sempre in centro a Torino. Per il momento lui cripticamente si schermisce, dichiarando a La Stampa: “Ti sembra che me ne vado con un post? Non scherziamo”.

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