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Silvano Formigli, scompare un grande divulgatore dei valori del vino italiano

  • Elsa Mazzolini
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Silvano Formigli
Silvano Formigli

La notizia della scomparsa di Silvano Formigli ha commosso il mondo del vino italiano. Se n’è andato un protagonista assoluto, un uomo di straordinaria vitalità e passione che in oltre quarant’anni di attività ha contribuito a far crescere il vino italiano sia dal punto di vista commerciale che culturale. Classe 1948, toscano del Chianti e figlio di mezzadri, Formigli univa umili radici contadine a un carisma e una competenza che lo hanno reso una figura di riferimento per produttori, ristoratori e appassionati in tutta Italia .


Radici chiantigiane e inizio di carriera

Silvano nasce e cresce nel Chianti, territorio al quale resterà indissolubilmente legato. Venuto dalla gavetta, come amava dire, fece tesoro delle sue origini contadine trasformandole in forza e autenticità nel lavoro. La sua carriera professionale iniziò proprio nel cuore del Chianti Classico: Formigli fu direttore tecnico di Castelli del Grevepesa, la più grande cantina sociale chiantigiana, e in seguito divenne direttore commerciale al Castello di Ama negli anni in cui quella giovane azienda muoveva i primi passi verso il successo. In quei ruoli Silvano mostrò subito un talento naturale nel comunicare il vino e i suoi valori. Chi lo incontrava – come capitò al giovane critico Daniele Cernilli nel 1982 – rimaneva colpito dalla sua capacità di spiegare un vino nei minimi dettagli, collegandolo al territorio con lucidità e passione. In un assaggio dei primi Chianti Classico di Ama, Silvano descrisse a Cernilli quei vini con semplicità disarmante: «I vigneti sono a 500 metri sul livello del mare, è logico che i vini si esprimano in questo modo. Sono taglienti e agili, l’acidità è evidente. Ma guarda che il vero Chianti Classico è stato sempre così». Con il suo immancabile accento toscano e l’entusiasmo contagioso, Formigli divulgava la cultura del vino anche fuori dalle aule, trasmettendo amore per l’autenticità in un’epoca in cui dominavano mode effimere.


Un progetto chiamato Selezione Fattorie

Alla fine degli anni ’80, forte dell’esperienza maturata, Silvano ebbe un’idea visionaria per l’epoca. Decise di mettersi in proprio e creare una rete distributiva nuova, focalizzata sui piccoli produttori di qualità. «Ho un progetto in testa, una distribuzione di piccole aziende. La chiamerò Selezione Fattorie, con le lettere S e F che ricordano le mie iniziali... Non è una bella idea?» raccontò entusiasta nel 1989 sempre a Cernilli. Detto, fatto: nacque Selezione Fattorie, una pionieristica società di distribuzione consacrata ai vignaioli artigianali e alle aziende agricole di eccellenza. Formigli anticipò i tempi impostando la sua attività non sulla mera vendita di bottiglie, ma sulla consulenza e valorizzazione dei produttori: aiutava le cantine a raccontarsi, a migliorare, a trovare il giusto pubblico per i loro vini.

L’intuizione si rivelò vincente. Negli anni ’90 Selezione Fattorie divenne un punto di riferimento: Silvano era ovunque, instancabile nel collegare cantine e ristoratori, nel portare vini di territori emergenti sulle tavole giuste.

I risultati non tardarono ad arrivare e Formigli divenne una delle “star” del commercio vinicolo, conosciuto e stimato da tutti – soprattutto dai clienti che si fidavano di lui – mentre i vini delle sue aziende selezionate conquistavano il mercato. Chi lavorava con Silvano ne ricorda l’energia travolgente e la totale dedizione: non conosceva mezze misure e metteva tutto se stesso in ciò che faceva. Sempre sorridente, arguto e informatissimo, era capace di instaurare rapporti umani sinceri con chiunque condividesse la sua passione. In un settore a volte freddamente orientato al business, Formigli manteneva vivo uno spirito romantico: credeva fermamente nei valori autentici del vino, tanto che il suo graduale ritiro all’inizio degli anni 2000 segnò simbolicamente la fine di un’epoca di grandi passioni nel settore.


Valori, cultura e un’eredità indelebile

Silvano Formigli non è stato solo un abile uomo d’affari del vino, ma anche un educatore e divulgatore di cultura enogastronomica. Quando problemi di salute lo costrinsero a rallentare il ritmo frenetico di lavoro, non smise di impegnarsi: si dedicò alla famiglia, alla cura dell’orto e degli oliveti, ma soprattutto mise nero su bianco la memoria di una vita straordinaria. Nel 2019 pubblicò (in forma privata) il libro “Chianti Classico e figlio di mezzadro”, un volume generoso e originale che intreccia la sua autobiografia con la storia secolare del Chianti Classico. In quelle pagine Silvano ha trasmesso, con il suo stile onnivoro e appassionato, tutto l’amore e il rispetto per la sua terra: è un sunto della sua scoppiettante vita ed insieme un affresco storico di quel territorio che lui ha «amato, compreso, divulgato». Non mancavano, nel libro come nelle conversazioni quotidiane, le riflessioni pungenti frutto della sua saggezza contadina: celebre è una sua frase sul valore dell’olio extravergine, prodotto che amava perfino più del vino, in cui ammoniva che «spendiamo di più per l’olio che mettiamo nell’auto che per quello che mettiamo in pancia». Era il suo modo diretto per ricordarci di dare importanza alle cose genuine della vita.

L’affetto e la stima dell’intero settore sono la prova tangibile del suo impatto. Basti pensare che personaggi del calibro di Angelo Gaja e Carlin Petrini, tra molti altri, vollero omaggiare Silvano contribuendo con i loro ricordi personali alle introduzioni del suo libro – quasi trenta pagine di testimonianze colme di affetto e riconoscenza, ma prive di retorica. Pochi come Formigli sono riusciti a mettere in rete così tante persone nel nome del vino buono, creando una comunità di intenti e amicizie che durerà nel tempo.

Oggi la comunità del vino italiano lo ricorda con gratitudine e commozione. Silvano Formigli è stato un pioniere e un esempio: un uomo che ha saputo unire il saper fare al saper raccontare, portando in alto i valori del territorio, della qualità e dell’umanità nel mondo del vino. Il vuoto che lascia è enorme, ma colmo dei frutti delle sue idee e dei suoi insegnamenti.

Ciao Silvano, continueremo a sentire la tua voce in ogni brindisi sincero e in ogni bottiglia che saprà raccontare una storia.

Grazie per aver navigato con passione nei mari del vino e per averci insegnato ad amarli.

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